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Smemoranda è fallita: la fine di un'epoca?

Smemoranda è fallita dopo 40 anni e nessuno ha rilevato il marchio. Cosa è successo?

 

La Smemoranda fallisce, ma nessuno rileva il marchio: la fine di un’era? Parrebbe di sì. Siamo giunti alla fine di un’era, quella dell’agenda per eccellenza che ha accompagnato tra i banchi milioni di adolescenti e non solo. Causa della crisi sicuramente la dirompente digitalizzazione che sta gradualmente spazzando via il cartaceo, soprattutto nel mondo della scuola.

A conferma di questa tendenza, il colpo di grazia arriva con il Covid, quando con il lockdown e la didattica a distanza gli studenti hanno iniziato ad annotare i compiti e relative comunicazioni sui dispositivi digitali. Inoltre, l’evoluzione della scuola digitale con l’avvento del registro elettronico, ha disincentivato i ragazzi e i loro genitori ad acquistare il tradizionale diario cartaceo Smemoranda, la "Smemo" per tutti. 

Il fallimento da parte dell’azienda era già stato annunciato nel marzo 2023. I quell’occasione la Giochi Preziosi aveva tentato un salvataggio d’emergenza con un contratto di licenza, finanziando la realizzazione e la commercializzazione dei prodotti. Ma lo scorso 20 gennaio succede l’inevitabile: l’asta per l’acquisizione dei diritti del marchio è deserta. Per l’iconica agenda Smemoranda fondata nel 1979 da Gino & Michele (Gino Vignali e Michele Mozzati) e Nico Colonna, è giunta la fine (forse). Tanti gli artisti, i comici, i personaggi dello spettacolo e della cultura che hanno collaborato con Smemoranda, lasciando una loro traccia tra le famose pagine a quadretti del diario.

Cosa ha significato la Smemoranda per più di 40 anni?

La Smemoranda non è mai stata solo una semplice agenda. È stata innanzitutto un simbolo della cultura pop degli anni Novanta, in cui milioni di adolescenti hanno trovato una propria identità. Una bacheca da riempire con pensieri e dediche, un intimo confidente a cui raccontare i propri segreti e le cosiddette “cotte” adolescenziali. Un raccoglitore dei ricordi di un intero anno, non solo per gli studenti.

La Smemoranda ha rappresentato un vero cult per una buona fetta di italiani. Grande è stato il suo successo negli anni passati, tanto da raggiungere, in tempi più felici, milioni di copie vendute. Ma da cosa è stato determinato il declino di questo oggetto così significativo per le generazioni passate?

Come è stato notato dai più, il sopravvento del digitale ha indubbiamente messo a repentaglio la longevità di un oggetto come l’agenda Smemoranda. Lo aveva già captato l’azienda, quando nel 2020, reduce dall’esperienza del lockdown, aveva provato ad adattarsi alle nuove dinamiche di mercato lanciando la “SmemoApp”, un diario digitale per venire incontro ai nuovi interessi della Gen Z. Evidentemente però ciò non è bastato per competere con gli strumenti digitali a disposizione delle nuove generazioni, che vedono Smemoranda forse come qualcosa da "boomer". 

Smemoranda e l'avvento dei social 

I social con le loro dinamiche di interazione hanno senza dubbio inglobato quelli che erano gli scambi di pensieri e battute che un tempo avvenivano tra le pagine dei nostri diari. Potremo dire che la Smemoranda abbia rappresentato una forma primitiva degli attuali social, una piattaforma di carta dove condividere i pensieri e in cui le penne dei nostri amici potevano rispondere e dire la loro.

Se un tempo incollavamo foto, poster e figurine sui nostri diari Smemoranda, oggi invece condividiamo tutto online. Eppure il diario esercita ancora un discreto fascino; infatti un buon 40% degli studenti afferma di acquistarlo, il più delle volte non per una questione pratica, ma piuttosto come “mezzo creativo”. Sarà forse il fascino del retrò che darà nuova vita all’agenda e alla Smemoranda, o il cartaceo è destinato a rimanere appannaggio di pochi nostalgici?

(articolo di Federica Maria Diddoro)